giovedì 13 agosto 2015

l'odore della pioggia


E' un attimo.
Veloce come una lacrima che cade. Come un sorriso che scivola via dal viso.

Il cielo si scurisce avvolto da un velo minaccioso e sinistro. Il sole, splendente fino a pochi secondi fa, viene circondato da nuvole di piombo, grigie come il pelo di un topo. Ed un vento misterioso comincia a serpeggiare nell'aria portando con se l'eco premonitrice di un disastro.

L'atmosfera è sospesa in un'inquietante attesa mentre due uccelli terrorizzati volano lontano in cerca di un riparo. La temperatura crolla. Il vento si gonfia e l'aria si fa pesante mentre i peli sulle braccia si agitano elettrizzati. Poi all'improvviso tutto si scatena.

Miliardi di gocce precipitano da chissà quale distanza con una violenza disperata. Colpiscono ogni cosa con rabbia, cattiveria, mentre il vento nervoso e scostante, le scaraventa divertito alla rinfusa.
Le foglie degli alberi si inginocchiano sotto tanta violenza, intimidite. E la terra si gonfia di rigagnoli che la attraversano come una ragnatela di acqua.
L'aria carica di elettricità, è pregna di un odore di terra bagnata e muffa.

Un lampo congela l'atmosfera in un'istantanea sbiadita mentre tutto intorno il rumore assordante si placa in attesa del tuono.
Il rombo arriva subito dopo, con un urlo sempre più forte di quello che si ci aspettava, tanto da coprire le grida del vento ed il brusio delle foglie.
I rigagnoli sono ormai ingrossati e confluiscono l'uno negli altri diventando pozze e pantani su cui galleggiano avvizziti i cadaveri di cavallette e formiche trascinati dall'impeto dell'acqua.

In lontananza si sentono sbattere violentemente le ante di una finestra aperta. Sembrano le braccia di una bambola di pezza sbatacchiata per gioco da una bimba dispettosa.
Poi ancora un fulmine che in una frazione di secondo squarcia il grigio del cielo in una scarica azzurra.
Trattengo il fiato e conto.
Uno. Due. Tre. E puntuale arriva il fragore del tuono. Assordante.

Il tempo si ferma come quando da bambino guardavo la pioggia dalla finestra. Troppo terrorizzato per aprire le tapparelle e troppo affascinato da rimanere impietrito ad osservare ogni singola goccia cadere. Il profumo nell'aria è lo stesso, come lo stesso è il brivido che sale dalle braccia fino alla schiena inarcando i peli in un ola da stadio.

Il vento sferza ancora gli alberi che ondeggiano stanchi ed inermi. La pioggia, ora pigra ora più intensa, continua a mitragliare imperterrita qualsiasi cosa si frapponga sul suo percorso suicida.
Ancora un lampo e anche la corrente elettrica soccombe a tanta violenza lasciandomi da solo di fronte a tanta potenza distruttrice.

Le ante della finestra lontana hanno smesso di sbattere e anche la pioggia, stanca, si fa più rada.
Non mi ricordo se sono ancora un bambino o sono cresciuto, ma sto ancora davanti alla finestra, paralizzato.
Poi i sogni svaniscono e scivolano via come le foglie che galleggiano sulle pozze d'acqua. La pioggia cessa all'improvviso così come era arrivata ed anche il vento si dissolve nel nulla.
Le nuvole si ritirano e come per magia, ti accorgi che il sole è ancora lì.

Sergio