lunedì 28 settembre 2015

volere volare


Un rombo assordante squarcia la quiete del cielo con una scia bianca di fumo.
La gente alza il naso all'insù per ammirare lo spettacolo mentre io invece sorrido e chiudo gli occhi.

Un fremito mi attraversa la schiena alla velocità di un fulmine, dissolvendosi in un groviglio di pensieri alla base del collo. I sensi sono soldati sull'attenti mentre l'eccitazione mi scorre sulla pelle in una ragnatela di impulsi nervosi. E' l'atavico desiderio di volare che affascina da sempre coloro, che per loro natura, non possono farlo. Volteggiare leggeri nell'azzurro assoluto di un cielo limpido, scomparire in una nuvola per sbucare, come per magia, in un angolo lontano chilometri.

La fantasia gioca con i ricordi e le immagini appaiono nitide, brillanti. Di una forza magnetica indescrivibile.
Immagino la sensazione di stringere una cloche tra le mani mentre il frastuono del motore mi spinge violentemente ad altitudini vertiginose. Ricordo la sensazione di potere e di distacco nel vedere, sotto i miei piedi, un mondo che diventa sempre più piccolo, in cui minuscoli puntini neri conducono vite affannose e frenetiche. In questo luogo il silenzio ti avvolge più dell'azzurro del cielo e nonostante dispersi in una vastità incalcolabile, ci si sente avvolti in una bolla che galleggia in aria. Leggera.

Sopra le nostre teste sfreccia un altro aereo. Il pilota esegue un giro della morte completo lasciando dietro di sè una densa scia bianca come una pennellata dai contorni imprecisi.
Penso all'ironia di quel nome e di come nel corpo di quel pilota ondate di adrenalina lo facciano invece sentire "vivo". E lo invidio.
Provo ad immaginare le sue emozioni, le sue sensazioni mentre ogni cosa si ferma ed il mondo comincia a girare intorno a lui. Alla consapevolezza di essere talmente lontani dal resto del mondo che anche precipitando, impiegherebbe un'eternità.

Un lungo secondo di silenzio viene alla fine frantumato da nove scie colorate che viaggiano perfettamente parallele. La gente intorno a me esulta. Io continuo a stare in rispettoso silenzio.
Le evoluzioni degli aerei si alternano a quelle nei miei sogni e nei polmoni sento il fuoco del desiderio mentre i ricordi si rincorrono frenetici ed inarrestabili.
Con uno scossone, vedo i miei piedi abbandonare il terreno al di sotto. Sono leggero mentre una forza invisibile mi afferra e mi tira verso l'alto, strattonandomi. Il mare e la terra si allontanano, scappano giù precipitando in un diorama dai mille dettagli.
I miei occhi da bambino stentano a credere a quella prospettiva aliena, estranea. Tutto il resto rimane giù, dimenticato, mentre il sibilo del vento è l'unico compagno di viaggio. Sono immenso sopra un mondo in miniatura e forte come il sole che non riesce più a sovrastarmi.

Non ho paura di cadere. Piuttosto di non voler tornare mai più.

Sergio
Posted on 15:50 | Categories: