giovedì 25 giugno 2015

il profumo dei ricordi


Una delle meraviglie del nostro cervello è, secondo me, la memoria.
La capacità di ricordare istanti passati provando le stesse sensazioni di un momento perduto nel tempo, attraversando uno squarcio nella realtà, una finestra in un mondo dimenticato.
E' un meccanismo tanto meraviglioso quanto magico e misterioso. Basta una fotografia ingiallita e sfocata, e come per incanto, nella nostra mente riecheggiano le voci delle persone catturate insieme a noi in quell'attimo appiattito di una Polaroid. Sentiamo sulle braccia il bagnato degli schizzi d'acqua di una foto in piscina o l'emozione ardente di quel bacio donato alla donna della nostra vita.
Gli angoli della bocca si incurvano in un sorriso celato mentre davanti agli occhi si animano le fotografie della gita scolastica di tanti anni fa o di quel compleanno tra amici, quando le candeline da spegnere erano ancora poche e ci si riusciva con un solo soffio.

Basta un'immagine, una frase solitaria che si allontana da un discorso lontano. Basta un odore, un'essenza.
A volte sento il profumo legnoso della resina di pino e senza neanche chiudere gli occhi vedo un albero di natale colmo di luci e di addobbi. Vedo mio padre su una scala che fissa la stella cometa e una calda sensazione di protezione mi avvolge, familiare e rassicurante.
Avverto l'odore acrilico della plastilina,  dei colori a tempera sbavati su un foglio di carta e vedo le mie mani impiastricciarsi di rosso e di giallo, la maestra che gira tra i banchi aiutandoci a completare il "lavoretto" per la festa della mamma in un'aula luminosa, tappezzata di disegni alle pareti.
Percepisco l'odore acre della terra di un circo ed avverto quella malinconica paura nei confronti dei clown, tristi per antonomasia. Il terrore di avvicinarmi ad una scimmietta per una foto che si perderà tra le pagine di un album vecchio e impolverato. Quell'atmosfera buia e caotica che mi faceva stare all'erta, in bilico su delle panche sospese nel vuoto mentre una tigre si umiliava per un boccone di carne.

E' un attimo. Un interruttore istantaneo che ci catapulta in una dimensione parallela in cui le sensazioni e le emozioni sono le uniche costanti che si accendono vivide sulla nostra pelle.
L'odore della sabbia e degli abbronzanti al cocco, il profumo della colonia dei neonati. L'odore di pulito quando da bambino mi tuffavo tra le lenzuola da stirare. La fragranza dell'ostia che rubavo di nascosto all'asilo. Il profumo della pelle della donna che amo.

E' un viaggio nel tempo. Una folata di vento che porta con sè sogni e speranze, paure e tristezze.
Rimanere impietriti all'odore pungente di un pollaio, dove i corridoi tra le gabbie sono talmente stretti da dare l'impressione ad un bambino, di non poter passare senza essere beccato. O quell'indimenticabile essenza di incenso che disegnava volute leggere mentre salutavo per l'ultima volta mio nonno.
Ogni profumo è un volo, un salto in un istante lontano decine di anni. Il tempo passa e lascia i segni indelebili del suo scorrere sui nostri volti, ma il vigore e la vivacità delle emozioni dei ricordi rimane inalterata, immutata.

Sergio

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