mercoledì 1 luglio 2015

castelli di sabbia


La prima cosa che avverto è il profumo appiccicoso di olio abbronzante al cocco.
Il caldo torrido che fa tremare l'orizzonte sopra la sabbia contribuisce a diffondere nell'aria il suo odore caramelloso. La luce accecante del sole si specchia bianca sulla pelle lucida.

Mi aggiro tra la selva di ombrelloni variopinti, con un asciugamano sotto braccio e uno zaino sulla spalla. Le stuoie e i teli a terra sono un tappeto caotico che riveste la spiaggia in un patchwork gigante, interrompendosi a tratti per lasciare il posto ad un paio di infradito solitarie ed arroventate. Poi borse e secchielli, occhiali che pendono dalle stecche degli ombrelloni e magliette mosse dal vento come bandiere.
La sabbia arde nervosa mentre cerco affannosamente uno spazio da riempire come la tessera mancante di un mosaico.

Guardo distratto verso il mare e mi vedo bambino mentre mi rotolo sulla battigia sospinto dalle onde leggere come un ciuffo di alghe spiaggiato.
Costruivo castelli di sabbia che duravano solo lo spazio tra un'onda e la successiva, e mi divertiva starli a guardare mentre lentamente si scioglievano in un morbido cumulo bagnato. Realizzavo grandi bacini che il mare riempiva rapidamente per il solo gusto di lanciarmi dentro e farmi ricoprire dalla sabbia fresca. Ascoltavo il suono leggero dell'acqua che si perdeva tra i granelli in uno scroscio sussurrato di mille bollicine.
Tra un tuffo ed una buca profonda scavata a mani nude, non mi importava di tutta la gente che mi circondava. Non avvertivo la loro soffocante presenza, come se fossi l'unico essere vivente al mondo, su quella placida spiaggia.
Adesso non riesco a non vedere le persone, devo passargli accanto mentre, unte, si rosolano al sole come lucertole dalle pelle iridescente. Passo vicino ai loro teli facendo attenzione a non ricoprirli di sabbia fine e fastidiosa. E mentre sono ancora alla ricerca di un fazzoletto di spiaggia su cui fermarmi, un venditore ambulante mi propone l'acquisto di qualche film pirata ed un paio di occhiali contraffatti.

Il bambino sul bagnasciuga mi guarda e mi sorride. E' sporco di sabbia, con i capelli arruffati di salsedine. E' affaticato per le acrobazie fatte in mare, con le labbra leggermente violacee per il vento che gli asciuga l'acqua sulla pelle, in un brivido frizzante. Mi sorride.
Io lo guardo ammirato. Invidioso della sua capacità di estraniarsi dalla folla soffocante e dall'odore dolciastro del cocco. Invidioso della sua pelle sporca di sabbia e dei capelli scarmigliati. Del suo sorriso felice.

Dopo altri mille ombrelloni da aggirare trovo un angolino sulla spiaggia. La sabbia è un braciere ardente che fuma sotto i piedi. Stendo il mio telo che qualcun'altro sarà costretto a scavalcare e dallo zaino tiro fuori un libro che ho iniziato a leggere un paio di giorni fa.
La musica accompagna la mia lettura e come un'illusione ben riuscita di un prestigiatore, il caldo si attenua fino a spegnersi completamente. Il vociare confuso scompare insieme alla folla cosparsa di crema e agli ombrelloni conficcati sulla spiaggia dorata. Alzo gli occhi verso l'orizzonte ed il bambino mi sta ancora osservando. Mi sorride ancora. Poi si gira distratto e si tuffa divertito tra la schiuma bianca di un'onda per non riapparire più.
Adesso sorrido anch'io.

Sergio

Illustrazione by Drenda Duff

1 commento:

  1. Da giovane, quando ancora la mia vista reggeva lo sforzo di leggere libri tutti d'un fiato, mi appassionavano quei racconti classificati come "gialli" o "neri", in cui il personaggio protagonista del romanzo fa una doviziosa descrizione del luogo in cui si trova; con cura racconta l'ambiente intorno a sé usando un linguaggio forbito, ricco di dettagli e garbati giudizi, che pian piano delineano la natura sensibile qualche volta romantica dello stesso personaggio narratore. Poi, come si suole attendere da un "nero", ecco giungere come un fulmine che attraversa la schiena del lettore, il colpo di scena finale che lascia sbigottito e perplesso chi si era lasciato cullare dal personaggio un po' banale ma anche simpatico divertente e
    rassicurante. Nel breve racconto il simpatico narratore della spiaggia, si rivela proprio alla fine, un freddo sadico che gode della sparizione di un innocente bambino, colpevole di essere felice nel suo mondo virtuale di bimbo, a dispetto del mondo reale intorno a sé.

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